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N.13: L’amore non ha forma né colore, puoi essere magro o curvy, gay o etero, giovane o adulto proverai le stesse emozioni

Sembrerà assurdo, ma nel 2021 esistono ancora stereotipi di genere. Sesso, età, etnia, cultura. In un mondo multietnico e multiculturale, omologato e cosmopolita, diverso e diversificato, ogni giorno un ragazzo gay si sveglia e viene preso a calci e pugni dai bulli di quartiere, o peggio, di classe. Ogni giorno una ragazza si sveglia e sa che anche oggi si avvicinerà al suo destino: laurearsi e lavorare, fino a quando non troverà un buon partito che “se la prende e se la porta”, che la “renderà felice”, madre, moglie (e con parecchie probabilità serva).

Sembrerà assurdo, ma tutto questo è ancora realtà. E’ vero, le nuove generazioni sono di gran lunga migliori di quelle passate (hai voglia a dire che non è così). Basta farsi un giro fuori ai bar o sui social, troverai asterischi al posto di indicatori di genere, like in quantità a video e foto di persone considerate troppo grasse o troppo magre, condivisioni a manetta per chi sostiene, ama e aiuta gli animali e il pianeta. Un ragazzo può baciare il suo ragazzo, una ragazza può baciare la sua ragazza. Un ragazzo può baciare la sua ragazza, può farlo anche lei per prima, magari non farlo per niente. Perché sta meglio da sola, o comunque oggi sta bene così.

La storia di questa settimana tocca un argomento che, ad oggi, ancora non avevo trattato sul Desert Miraje™ Magazine: la comunità LGBTI – lesbiche, gay, bisessuali e transgender e intersessuati, che mi sta particolarmente a cuore, come tutti quelli che in qualche modo sono discriminati o discriminanti su questo pianeta. Anch’io, spinta ai margini per una vita, ho deciso di piazzarmici e viverci bene. Sapete, si vive molto bene lì, stai per i fatti tuoi tranquilla, fai più facilmente ciò che vuoi, oltre al fatto che, essendo emarginata, nessuno criticherà le scelte che fai 😀 Gioia e dolori di chi sceglie di andare controcorrente (e ci va da sola).

Io mi prendo tutte le responsabilità di ciò che sento, ciò che dico e ciò che scrivo. E se penso che Antonio Querusio, protagonista del numero della settimana, sia un grande artista lo dico apertamente. Non oggi, forse domani, sicuramente dopodomani, Antonio diventerà una star. Perché ci crede, perché è diverso, perché sa quello che vuole. Perché non si è mai arreso, perché è bravo, perché ogni giorno migliora. Perché essere un artista significa non somigliare a nessun altro, essere un personaggio pur restando te stesso, riuscire a fregartene di tutto e tutti e andare per la tua strada. Lui sarà felice e questo farà tutto il resto. Lo so, amici, ci vogliono le palle. Permettetemi la licenza poetica.

E allora, a chi legge e sente di appartenere a quelli come noi: fatti avanti! Scrivici, contattaci, facciamo rete. Non esiste il parallelismo “artista=depresso, artista=gay, donna=incapace, donna=massaia, gay=perverso” e così via. Non esistono i parallelismi, non esiste niente del genere. E non lo dico io, lo dice la scienza. “Nel 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità ha derubricato definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola semplicemente come una «variante del comportamento umano» (Decisione OMS, 17 maggio 1990)“. (leggi il disegno di legge). La psicologia afferma che l’omosessualità è una condizione dell’essere umano, un orientamento. Non è un reato, né un peccato, perché ai tempi in cui il Gesù storico viveva sulla Terra esistevano coppie di fatto gay. Fino al 342 d.C. quando ormai concili di Nicea e uomini di potere hanno preso il sopravvento su tutto.

Mi fermo qua, aprirei una pagina di storia, politica, religione e scienza troppo lunga. Nel 2016 presentavo la tesi sperimentale (felicità, con lode!) di Laurea Magistrale in Editoria e Scrittura alla Sapienza Università di Roma, in giornalismo d’inchiesta. Il titolo: “Diversi e felici. Testimonianze di giovani omosessuali nella provincia tra Lazio e Campania”. Quando chiesi la tesi al mio prof Pietro Veronese, firma storica di La Repubblica, della comunità LGBTI quasi non si parlava. Nel giro di un anno fortunatamente le cose sono cambiate, proprio mentre la scrivevo. Era il 22 gennaio, in quei giorni veniva approvato il ddl Cirinnà. Quel lavoro mi ha aperto un mondo, anzi, mi ha aperto gli occhi su un altro mondo. E per quanto pensassi che fosse la prima e l’ultima volta che mi occupavo di giornalismo d’inchiesta, in realtà era solo la prima. Informiamoci sempre, prima di parlare o solo permetterci di pensare.

In attesa di giustizia definitiva per tutte le vittime di discriminazione di genere e orientamento sessuale, resto aperta per ogni confronto. Vi voglio bene, non vi sentite mai sbagliati. Sbaglia chi giudica e pregiudica. Punto. Desert Miraje™ è e resterà per sempre dalla parte di quelli che vengono definiti deboli, e che in realtà sono i più forti.

Buon miraggio!

Miraja

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