La storia di Bruno e Spartaco, due asinelli salvati e adottati da un ingegnere di Terracina
Erano destinati al macello. Fabrizio Zomparelli, ingegnere edile e ambientale di 48 anni, di Terracina (LT), li ha salvati circa un anno fa. Oggi vivono tutti insieme nella tenuta di famiglia.
Docili, affettuosi, si ingelosiscono se accarezzi uno e non l’altro. Corrono, si stendono a pancia in su per grattarsi la schiena, si rincorrono a vicenda. Amano le coccole, tantissime coccole. Di chi stiamo parlando?
Non sono due cani, non sono due gatti. Sono due asinelli e si chiamano Bruno e Spartaco.
Fabrizio Zomparelli, ingegnere edile e ambientale di 48 anni, di Terracina (LT), li ha adottati circa un anno fa. Oggi vivono tutti insieme nella tenuta di famiglia, grande un ettaro e mezzo con Fabrizio, la famiglia di suo fratello, i bambini e altri animali. Una specie di “fattoria multietnica” come la chiamano loro.
Ma la vita di Bruno e Spartaco non è sempre stata felice. La loro storia non inizia qui.
“In quel periodo mi stavo informando per adottare un puledro come animale da compagnia. Considera che i cavalli oltre a portare gioia tengono pulita la terra – racconta Fabrizio, mentre passeggiamo nella sua tenuta – chiesi ad un’amica veterinaria se conosceva qualcuno con un cavallo. Per una serie di coincidenze, due giorni prima era stata a visitare un asino in un allevamento.
“Il tizio le aveva detto che aveva un asinello di 7 mesi che stava vendendo ad un macellaio in Ciociaria, perché ne aveva troppi – continua e a me vengono i brividi. La carne di asino si mangia dappertutto, non solo in Ciociaria, sebbene nota per questo. E scopro che i piccoli sono prelibati, è più facile venderli. “Ricordo le parole della mia amica veterinaria, mi disse ‘Fabrizio, perché al posto di un cavallo non adotti un asinello e gli salvi la vita?’.
“Inizialmente ero un po’ titubante per l’impegno, era nata un po’ per gioco la cosa e mi sono ritrovato davanti a una decisione reale. Un animale comporta un impegno notevole, soprattutto se di grande taglia. Non puoi lasciarlo in un ricovero, devi provvedere a lui con una stalla, tenerlo in sicurezza. Mi informai sulle differenze con un cavallo e se potesse creare dei problemi agli ulivi. Ma non ci ho pensato troppo, mi sono fatto guidare dal cuore. In un paio di giorni predisposi il tutto per accoglierlo nel migliore dei modi”.
Intanto passeggiamo intorno alla casa ed è una vera e propria oasi: uliveti, piscina a sfioro, aria familiare, amore e io non vedo l’ora di conoscere i protagonisti di questa storia. Allora Fabrizio inizia a chiamare Bruno e Spartaco. Nel giro di pochi secondi vengono da noi, correndo, e subito si buttano tra le braccia di Fabrizio. Sono meravigliosi, non troppo grandi, i loro occhi sono dolcissimi. Iniziano ad odorarmi, mi faccio annusare, poi accarezzo Spartaco. E Bruno è gelosissimo!
“Andai all’allevamento, lo vidi e me ne innamorai – spiega Fabrizio con lo sguardo emozionato, mentre i loro musetti si gettano nelle sue mani – Era denutrito, mi fece tenerezza. Mi toccò particolarmente. Notai che gli asini di quell’allevamento vivevano in uno spazio recintato abbastanza piccolo: erano circa una ventina in una terra grande solo un decimo della mia. Bruno mi venne incontro, insieme alla madre.
“Un mesetto dopo me lo portarono a casa, aveva circa 8 mesi. Non aveva un nome, in allevamento li fischiano. Appena lo vidi lo chiamai Bruno. Lo comprai a un’offerta superiore a quella del macellaio. Gli offrii 350 euro, mentre il macellaio lo avrebbe preso a 250”.
Proprio così. In pratica 100 euro sono bastati a salvare la vita a questa creatura. Perché l’allevamento intensivo di carni, su cui si basa gran parte del sistema economico della nostra fetta di mondo, non guarda in faccia a nessuno.
Cento euro per salvare la vita di Spartaco, non so quanti quintali di amore e tenerezza. Pensate, dopo 30 minuti ancora non si staccava dalle mie mani per farsi accarezzare.
Una ricerca in corso da parte del Donkey Sanctuary, un ente di beneficenza internazionale per il benessere e il salvataggio degli animali che trasforma la qualità della vita di asini, muli e persone in tutto il mondo, sta destando particolare preoccupazione. “Ci sono oltre 44 milioni di asini in tutto il mondo e purtroppo tanti sono soggetti a negligenza e abusi, sovraccarichi di lavoro e lasciati in agonia a morire – si legge sul sito de Il rifugio degli asinelli – ciò accade a causa della mancanza di istruzione, della mancanza di comprensione dell’aspetto di una buona assistenza e delle difficoltà della vita quotidiana che devono affrontare famiglie e comunità in tutto il mondo.
“Più recentemente abbiamo assistito all’orribile impatto del commercio illegale e insostenibile di pelli d’asino – continua il Donkey Sanctuary – asini in tutto il mondo vengono rubati alle famiglie che fanno affidamento su di loro, massacrati e scuoiati. Tutto perché la gelatina nella loro pelle è un ingrediente chiave in una medicina tradizionale cinese chiamata ejiao. Con una classe media in crescita, la domanda di ejiao è aumentata vertiginosamente e ora è il suo grande business”.
Senza contare gli allevamenti che crescono in condizioni pietose queste creature per venderle ai macellai. Gli asini non raggiungono quasi mai un anno di vita, dalle nostre parti, soprattutto in Ciociaria. E considerate che un asino può vivere in media 40 anni.
“Mentre aspettavo che mi portassero Bruno, venni a sapere che gli asini soffrono di solitudine – racconta Fabrizio – mi telefonò l’allevatore e mi disse che voleva affidarmi anche un altro asino, facendomelo pagare 100 euro. Non lo voleva perché gli dava problemi, diceva che dava fastidio a tutte le asine, cercava di ciucciare il loro latte, insomma aveva un carattere particolare. Mi mandò le foto. ‘Te ne porto due anziché uno’ disse.
“Era spelacchiato e deperito, quasi bruttino – aggiunge ridendo – pensai per lui un nome altisonante, un nome di rivincita. E lo chiamai Spartaco. Caratterialmente sono molto diversi: Bruno è una razza incrociata con il sardo quindi resta più piccolo. È anche ingestibile, ha un carattere molto forte. È una capa tosta. Mentre Spartaco è estremamente docile e affettuoso.
“Mio fratello e sua moglie sono stati felici di accoglierli, soprattutto per i figli e per l’onoterapia, pet terapy degli asini con i bambini. Anche i miei nipoti sono molto contenti. L’asino è un animale estremamente intelligente e molto, molto docile”.
Sicuramente il detto metaforico “sei un asino” non può che riferirsi alla cocciutaggine e non alla stupidità.
Tanto è vero che Bruno e Spartaco vogliono primeggiare l’uno sull’altro. Ma basta un piccolo movimento per far capire loro cosa è giusto fare e cosa no, osservano tutto e capiscono tutto. Parlo loro sussurrando e si fidano.
È triste sapere che esiste una discriminazione perfino nella famiglia equina. Tutti vogliono i cavalli, possibilmente puro sangue. Poche persone vogliono ancora gli asini. Sono in via d’estinzione se pensiamo a loro come pet da compagnia.
“Da quando sono arrivati e li ho lasciati liberi sono sempre stati molto affettuosi e mansueti – continua Fabrizio, tra un bacio sul loro muso e l’altro – ogni tanto il piccolo Bruno dà segni di irascibilità, stuzzica Spartaco perché vuole giocare, litigare, manifestare la supremazia. Allora si mordono e si rincorrono, io li vedo dalla veranda: prima il piccolo rincorre il grande e poi il grande rincorre il piccolo, fanno sempre così”. Ride.
“Giocano e corrono, tantissimo. Prendono qualsiasi oggetto e lo usano per giocare, come una bottiglia di plastica vuota, proprio come i cani. Nella tenuta ci sono altri animali: una decina di gatti e un paio di cani. Sono dei vicini, ma vengono qui perché do sempre loro qualcosa da mangiare. Bruno e Spartaco convivono con loro, senza nessun problema. Ci sono anche dei cinghiali che spesso vengono ad abbeverarsi della loro acqua. A loro non dà nessun problema, la nostra è una sorta di fattoria multietnica”.
Il sole tramonta e per me è ora di andare. Saluto Bruno e Spartaco con un po’ di malinconia: “Vi verrò a trovare” dico con una carezza a entrambi. Scavalchiamo il recinto e mi avvio verso l’auto. Restano con i musi sul recinto e ci guardano. Fabrizio scuote la testa: “Già so che resteranno così almeno per un quarto d’ora”.
Miraja
Giornalista del ventre
“Storie che arrivano alla pancia delle persone”
Storia commovente e gravida d’amore. Che Dio benedica quest’uomo ed i suoi asinelli♥️♥️
Grazie Luca grazie di cuore. Sono molto Benedetti e la gioia che passano è indescrivibile. Buona serata un abbraccio
Ecco questo può essere considerato come dare un senso alla propria vita .dedicare del tempo e amore a due asinelli che sicuramente sarebbero andati al macello …!! Comunque per essere obbiettivi e realisti sappiamo benissimo fin dai tempi che furono ….questi magnifici esemplari di somarelli hanno contribuito aiutando l uomo nel trasporto di ogni genere di merce . Per poi finire ormai stremati ai macelli .purtroppo questa è la dura realtà. Concludo e ringrazio la dott. Miriam e Fabbrizio per avervi regalato una bellissima realtà che può sicuramente dare un contributo a molti giovani che si affacciano per la prima volta su una storia vera e magari condividendo su F.B. grazie Vetrano Emiddio.
Grazie di cuore Emiddio per il tuo commento. La nostra mission è portare speranza e felicità nel mondo (nel nostro umilissimo piccolo). È una storia che ci ha toccato molto. Un abbraccio buona serata