Olga da Gaeta all’Ucraina: sono venuta da mamma poi è scoppiata la guerra, ecco cosa stiamo vivendo
Fino a qualche settimana fa viveva in Italia a Gaeta, in provincia di Latina. Doveva essere un breve viaggio, ma Olga è rimasta bloccata in Ucraina. Tra il rifugio e il corridoio, ecco come stanno resistendo queste due donne straordinarie.
“Siamo rinchiuse in casa. L’altro giorno sono uscita per fare la spesa: i supermercati sono vuoti, gli unici aperti sono piccolissimi, hanno file lunghissime e poche cose. Sono riuscita a prendere 8 barattoli di piselli, poi sono scappata a casa correndo, sotto gli spari”.
Sembra surreale, eppure è tutto vero. Ce lo ha raccontato Olga, 31 anni, durante una videochiamata dall’Italia con un’amica in comune. Una ragazza che fino a qualche settimana fa abitava a Gaeta in provincia di Latina, vicino a noi. Era partita per l’Ucraina per visitare sua madre Irina, poi è scoppiata la guerra.
Una guerra ingiusta, perché non c’è giustizia negli spari e nella violenza, una guerra cominciata dalla Russia di Putin che dal 24 febbraio ad oggi ha già provocato oltre 1.200 vittime, tra cui 27 bambini.
“Molti italiani mi chiedono se possono fare qualcosa per noi – continua Olga, una ragazza bellissima ma con il viso distrutto, dalla stanchezza e dagli orrori – non saprei. Il mio patrigno mi ha mandato 200 euro e fortunatamente al supermercato sono riuscita a pagare con il POS. Ora in cash abbiamo 100 euro. Chissà se ce la faremo.“
“Tornare in Italia è impossibile. Ogni giorno dai vari gruppi in Ucraina ci arrivano video e foto che molti civili muoiono per strada. In questo momento è più pericoloso scappare che restare. La mattina alle 5 cominciano le sirene, mia madre mi sveglia di colpo e corriamo giù al rifugio con il nostro gatto. Spesso va via la corrente e pure l’acqua, l’altra notte sono caduta. Sui social saluto tutti, non so mai se sopravvivo”.
Dalle sue stories Instagram è tutto documentato. Olga e sua madre Irina vivono a Mykolaïv, una città dell’Ucraina con 476.101 abitanti. La maggior parte del tempo lo passano nel rifugio.
“Mio padre aveva scavato in un appartamento al piano di sotto – racconta Irina, tra i sorrisi nel salutare la sua amica in videochiamata e le lacrime che non riesce a fermare – non usciamo mai perché i russi sparano anche sui civili. Abbiamo paura. Non è normale, questi non si fermano.
“Qui abbiamo un fiume grande, prima c’erano tante fabbriche e cantieri navali, c’è anche l’Università. Nella notte del 23 in cui è cominciato l’incubo i russi hanno bombardato l’aeroporto. Le battaglie continuano, senza sosta. Non si capisce nulla. È così tutta la giornata. Puzzo di polvere da sparo, nonostante la doccia non riesco a pettinare i miei capelli”.
C’è una domanda che continua a tormentare da giorni ogni persona del mondo. Perché questa guerra?
È una domanda che affonda le radici nella storia. Vladimir Putin ha detto di aver autorizzato “un’operazione speciale” in Ucraina per “smilitarizzare il Paese” e “proteggere il Donbass“. Erano anni che Mosca e Kiev vivevano in tensione tra loro. In pratica Putin considera l’Ucraina come parte naturale della Russia, nonostante l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991.
Un Paese molto povero per PIL, ma molto ricco per materie prime. L’Ucraina, tra le cose, ha pianure molto fertili, è uno dei maggiori esportatori di grano al mondo e la Russia ne vanta il primato. Inoltre l’Ucraina è una terra rara per giacimenti e minerali: ottava riserva al mondo di manganese, nona di uranio, ha anche ingenti giacimenti di ossido di litio, stimati in 500.000 tonnellate. Da aggiungere miniere di nichel, cobalto, cromo, tantalio, niobio, berillio, zirconio, scandio, molibdeno, oro e grafite.
Dunque per motivi politici, economici e culturali. Ma per arrivare a fare la guerra, dov’è finita la cultura?
“Qualche giorno fa è stato colpito un rifugio di animali, vivevano almeno 60 cani e 200 gatti. Io lo sostenevo anche dall’Italia – racconta Olga su Instagram, piangendo – tutti bruciati vivi. Che c’entrano loro? Perché questa crudeltà?
“Per prendere la nostra gatta sono caduta dalle scale – aggiunge Irina – stavamo correndo nel rifugio, era spaventata dai rumori e sono scivolata sulla scala di legno. Ora ci nascondiamo nel pianerottolo”.
Irina e Olga hanno gli occhi pieni d’amore che ti viene voglia di abbracciarle. Solo qualche giorno fa l’8 marzo, il Desert Miraje Magazine ha festeggiato il suo primo anniversario. Per questa settimana era in programma un’inchiesta conoscitiva ad hoc, ma l’abbiamo rimandata. Abbiamo scelto di dedicare il numero più importante dell’anno a Olga e Irina. Perché nei loro occhi si concentra tutto ciò che ci ha spinto a fondare questo giornale: ribellione, amore, voglia di pace, valorizzazione della diversità. Credetemi, da una webcam a migliaia di chilometri e spari di distanza, quelle donne ed io in un attimo ci siamo sentite sorelle.
“Non so cosa arriva in Italia tramite i media principali, ma tutti gli ucraini vogliono stare in Ucraina e proteggere il Paese – dice Olga – io non ho ancora capito di preciso i russi cosa vogliono da noi, di quali valori parlano, sicuramente vogliono il nostro territorio e sottometterci. Sono da due settimane su TikTok a vedere video, like e commenti. Nessuno di noi sta con la Russia. Nel 2014 quando i russi hanno cercato di prendere Donbass e quella zona lì, alcuni ucraini hanno scelto di stare con la Russia. Molti di loro ora si lamentano, piangono e ci danno anche la colpa di tutta questa situazione”.
La rabbia è tanta e come si fa a non provarla? In qualche modo noi esseri umani dobbiamo ribellarci, anche per dire No alla guerra. Una parola che sui social sta scomparendo perché molti giovani sensibili all’importanza della comunicazione e al potere delle parole l’hanno sostituita con amore e pace. E siamo d’accordo.
Ma come si fa a non provare rabbia e dolore per un bambino morto sotto le macerie? O per il rifugio in cui 260 animali sono bruciati vivi? È per questo che Olga nelle sue stories invita a farsi sentire.
“Abbiate sempre il coraggio di parlare – dice in un video – ribellatevi, non rimanete in silenzio”. La voglia di veder tornare la pace in Ucraina è tanta, ma non solo lì. Anche se molti media tacciono sull’argomento, il mondo è sempre stato in guerra. Hai voglia a invocare la pace, la guerra fino ad oggi non si è mai fermata. In un mondo super tecnologico in cui si parla di robot e di intelligenza artificiale, che si dichiara civile, pacifico e sbandiera la pace per i diritti umani, ecco i posti del pianeta in cui ci sono conflitti in corso:
Ucraina
Burkina Faso
Egitto
Mali
Mozambico
Nigeria
Repubblica Centrafricana
Repubblica Democratica del Congo
Somalia
Sudan
Sud Sudan
Algeria
Angola
Burundi
Ciad
Camerun
Costa d’Avorio
Gibuti
Eritrea
Etiopia
Kenya
Mauritania
Niger
Puntland
Repubblica Centrafricana
Repubblica del Congo
Sahara Occidentale
Senegal
Somaliland
Tunisia
Afghanistan
Bangladesh
Birmania-Myanmar
Cina
Coree
Filippine
India
Indonesia
Kazakistan
Nepal
Pakistan
Sri Lanka
Tajikistan
Thailandia
Francia
Georgia
Grecia
Irlanda del Nord
Italia
Spagna
Turchia
Arabia Saudita
Iran
Iraq
Israele
Libano
Siria
Brasile
Cile
Colombia
Ecuador
Messico
Peru
Venezuela
…
Miraja
Giornalista del ventre
“Storie che arrivano alla pancia delle persone”
Tanta rabbia per tutto questo, una rabbia che porta però allo sconforto. Potenti fella Terra che approfittano della sofferenza delle persone che dei loro introiti politici non c’entrano nulla. Tutta la mia solidarietà per Olga ed Irina, in particolare, ma soprattutto per tutti coloro che hanno pagato con la propria vita un prezzo che non dovevano pagare loro stessi. Il mio cuore è a pezzi…
Nn basta conoscere la storia per capirla. Ci sono sempre pagine brutte che andrebbero cancellate , ma l’uomo preda della propria ossessione le riempie di sangue di vittime innocenti . Una volta ho letto che , a parte le formiche, gli animali nn fanno la guerra:questa è una condizione degli esseri umani.
Se posso essere utile sono a disposizione:
Accogliere bambini.