Mattia Sasso scrive un libro: io, primo bambino affidato a padre gay in Europa
Quanto costa la felicità? Mattia Sasso ce lo spiega chiaramente: primo bambino italiano ad essere affidato a padre gay, ha raccontato al Desert Miraje Magazine ® la sua storia straordinaria.
Ci sono cose universali come il rispetto. Più si sa e meno si è gretti. È la cultura che ti porta a essere tollerante. A 14 anni sono stato affidato a mio padre e questa cosa è diventata pubblica. Tutti i giornali italiani, perfino dall’estero sono venuti da noi per raccontare la storia. Ero il primo bambino affidato a padre gay in Europa”.
Lui è Mattia Sasso, un ragazzone di 42 anni pieno di talento e passione per la vita, tutt’oggi residente a Gaeta in provincia di Latina. Un amante di viaggi e cinema, un esperto di comunicazione sempre sul pezzo, che ha deciso di raccontare la sua storia in un libro. Conosciuto e stimato nella sua amata città che da piccolo gli ha tanto dato filo da torcere, ora non lo diresti mai.
“Mio padre è stato molto coraggioso – racconta Mattia, tra un sorriso e uno sguardo nel vuoto – ha preso la via dell’onestà e della sincerità separandosi da mia madre. Per vivere la propria vita liberamente, potersi innamorare. In ogni situazione se non ami più devi chiudere la storia per poterti ridedicare all’amore. È stato comunque un momento molto difficile”.
“Alcune persone grette ci hanno discriminato, molte altre accolto alla grande; eravamo persone in vista. La stampa inneggiava al miracolo dell’emancipazione nella provincia di Latina: sembrava impossibile, un’ex provincia fascista, in una piccola cittadina del Sud Pontino. Mi dispiace per mamma. Aveva ragione a volersi trasferire, ma io non volevo. Questo è stato uno dei motivi per cui sono andato a vivere con mio padre, sebbene non l’unico”.
Perché Gaeta a quel tempo non era quella di oggi: era un paesino del Centro Sud Italia con poche migliaia di abitanti, in un’epoca in cui l’OMS aveva appena derubricato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali (leggi di più). A quel tempo infatti i “gay” erano qualcosa di colorato e oltreoceano, roba da super star come Elton Jhon e Freddy Mercury. Non qualcosa di grigio e normale, da rifarti il fegato tra una vecchietta che vende la frutta e le mamme fuori scuola che mormorano. Qualche mese fa il Desert Miraje Magazine ha ascoltato la storia di un ragazzo gay di Gaeta, Antonio Querusio, su come si affronta l’omosessualità oggi. Tutta un’altra storia, ma la strada verso la vera parità è ancora lunga da fare.
“Sicuramente per mia madre è stato molto difficile – continua Mattia nel suo studio di Formia, tra un’opera artistica e una telefonata rinviata – ne ha subite di conseguenze, e in più ci si metteva un paesino che iniziava a parlare. Mamma aveva 32 anni e per me aveva lasciato l’università, come molte altre donne del tempo quando si sposavano. Non capivo perché fosse così nervosa, non mi aveva detto perché si fossero lasciati. Io le davo filo da torcere perché davo la colpa a lei della rottura con papà. Mamma si è fermata e si è ritrovata in questa situazione. Con una forza incredibile…”.
Qui Mattia si ferma e mi chiede di girare l’obiettivo dello smartphone in ripresa. “Non me lo aspettavo” dice con la voce strozzata e le lacrime agli occhi. “Perché ti commuovi?”, gli chiedo. “Stimo moltissimo mia madre, la adoro, mi dispiace per tutto quello che ha passato. L’ho capito tardi”. E anche io, in tutta questa storia, non posso che ammirare la mamma di Mattia. Una vera eroina per essere riuscita ad andare avanti e realizzarsi, diventare un’insegnante e un architetto molto rispettato.
“Ti voglio raccontare una cosa bella – riprende a sorridere – nell’estate in cui si sono separati, mia madre ha detto: partiamo in tenda con un gruppo di amici. Siamo arrivati a Edinburgo con tante tappe, passando da Londra. Più di un mese in giro. Forse proprio quello è stato l’inizio della mia passione per i viaggi. Africa, Marracash, Sud America, Perù, Messico, Costa Rica. Crescendo ho attraversato l’Atlantico in barca stop fino ai Caraibi. È nei viaggi che mi sono centrato e mia madre mi ha trasmesso la passione per il viaggio. Le devo tanto e la ammiro tantissimo”.
Così Mattia ce l’ha fatta. È sopravvissuto a tutto questo e oggi, ormai papà anche lui, ne ha scritto un libro, “Pensione Aurora”. È in campagna di crowdfunding con la casa editrice Book a Book e per essere lanciato sul mercato deve raggiungere le 200 copie in pre ordine, ora all’80% dell’obiettivo. Un libro di ispirazione autobiografica, che racconta di sesso, scorribande e vissuto, accettazione, battaglie sociali, muri abbattuti negli anni ’90, attraverso gli occhi di un adolescente.
“Ho raccontato di quando ho scelto di andare a vivere con mio padre, per il nostro feeling, il suo essere un punto di riferimento, non perché non amassi mia mamma. Casa sua è sempre stato un luogo molto solare, poliedrico, artistico e culturale. Io ero un po’ la mascotte, in quell’aria in fermento, all’avanguardia, cool. Casa di mio padre era un’oasi felice per me. A Carnevale, per esempio, nella Pensione Aurora non si capiva niente, era divertentissimo, lo approfondisco nel libro”.
Ma non è stato semplice trasferirsi da lui. “Ho fatto tanti incontri con i servizi sociali. Lo strazio dei giudici è durato una vita. Alla fine ho fatto capire loro che ero serenissimo e che volevo vivere con mio padre. Non ho mai visto discriminare mio padre sul lavoro, anche lui è architetto. Stanno tutti sull’attenti”.
L’indagine MODI.DI., finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità, riporta che nel 2005, su circa 7.000 omosessuali, il 18% dei gay e il 21% delle lesbiche over40 dichiarava di avere figli. Nel nostro Paese, sempre nel 2005, sono stati stimati circa 100.000 minori che vivono con almeno un genitore omosessuale, la maggior parte nati all’interno di relazioni eterosessuali precedenti (approfondisci). Dalle ricerche emerge che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali tendono ad essere più felici, se per felicità si intende libertà di esprimere se stessi consapevolmente (fonte: tesi di laurea magistrale “Diversi e felici. Testimonianze di giovani omosessuali nella provincia tra Lazio e Campania” di Miriam Jarrett, realizzata nell’anno accademico 2015-2016 per La Sapienza di Roma, attualmente inedita. Guarda il video dell’inchiesta).
“Il libro parla molto di sesso. È sempre stato una forte componente della mia vita: il fatto di vivere la sessualità in maniera libera è meraviglioso. Lo devo alla mia famiglia, a differenza di molti altri ragazzi che vivono in una famiglia patriarcale. Spiegai al giudice proprio questo: chi più di me poteva sentirsi libero di essere ciò che sentiva e voleva? Ho sempre avuto tantissime relazioni, un approccio diverso dagli altri ragazzi, forse questo mi rendeva molto gettonato!”.
Per pre ordinare “Pensione Aurora” basta cliccare questo link e seguire la procedura. Prima di salutare Mattia emozionata, con la voglia di vivere e fare barca stop, mentre stacco la ripresa del cellulare mi dice: “La vita è difficile ma è bellissima e quello che voglio comunicare in questo libro è: amatevi, godete della vita e dell’amore, al di sopra di tutto”.
Miraja
Giornalista del ventre
“Storie che arrivano alla pancia delle persone”