Gigi Ridolfi, “lo sport mi ha insegnato la lealtà a prescindere dalle idee politiche”. La sua storia
Il Desert Miraje® Magazine alla scoperta dei personaggi di spicco del territorio gaetano: oggi è il turno di Gigi Ridolfi che da anni si occupa dell’amministrazione della città di Gaeta
Lo conoscono in tanti. Da diversi anni ricopre ruoli di spicco nell’amministrazione della città di Gaeta, in provincia di Latina. È disponibile, simpatico, alla mano. È quella persona su cui contare, con un approccio fraterno, sempre giovanile. Ma chi è Gigi Ridolfi nella vita?
“Una persona che ama lo sport più di ogni altra cosa – risponde senza indugi, sorride e dai suoi occhi trapela una vita di passione – l’ho praticato come atleta, come dirigente, come giornalista sportivo. L’ho vissuto a 360 gradi, mi ha dato la forza e la competenza di ricoprire dei ruoli istituzionali affini. Questo bagaglio si è rivelato fondamentale per la mia formazione e il mio lavoro.
“Non vorrei entrare nella retorica, ma lo sport per me è vita, inclusione, salute. Ha una funzione sociale fondamentale nella crescita dei giovani, per farli diventare uomini e donne e persone consapevoli e responsabili. Insegna ad avere correttezza nei comportamenti, lealtà, lo sport riesce ad accomunare diverse cose importanti, soprattutto per i giovani che saranno la classe dirigente del futuro”.
Adottato da Gaeta quando era solo un bambino, con mamma eritrea e papà originario di Udine, Gigi Ridolfi è nato in Africa perché l’Eritrea era colonia italiana, e suo padre prestava servizio nei carabinieri. I suoi colori, lo sguardo parlano di terra e valori, di unione tra culture ed inclusione.
“Di solito preferisco farmi definire dagli altri, ma se devo esprimermi in merito ai valori che mi hanno trasmesso i miei genitori, direi il rispetto e l’educazione verso tutto e tutti – continua in un’assolata mattina di maggio al tavolo di un bar – sono abituato a rispettare anche le persone con le quali non vado perfettamente d’accordo. Non riesco a togliere il saluto se ho avuto attrito o una discussione con una persona. La lealtà me l’ha trasmessa lo sport, avere la franchezza nei rapporti con le persone, essere sincero e schietto”.
La passione dello sport per Gigi è innata, emersa sin da piccolo. “Ho iniziato come tutti i ragazzi a fare sport per strada a 7-8 anni. Avevamo il campetto della parrocchia e si giocava con il Supersantos, un mito per la mia generazione. Poi all’oratorio di San Francesco, dove sono cresciute intere generazioni di questa città. Non era solo sport, era vita, parallelamente si svolgevano diverse attività, da quelle teatrali al catechismo. Una svolta importante per me c’è stata quando a Gaeta sono arrivati gli americani, da sempre appassionati di basket.
“Ricordo ancora la nostra curiosità nel guardare quei giovani che avevano la base proprio di fronte l’abitazione in cui ho trascorso la mia infanzia e adolescenza – ricorda sognante – questo ci ha permesso di capire e apprezzare uno sport diverso dal calcio. A quei tempi c’era una forte integrazione tra la popolazione americana e italiana; un giorno quei giovani marinai ci invitarono a giocare con loro. È stato un passo importante. Da lì il basket è arrivato in oratorio insieme alla mia passione.
A quei tempi lo sport era soprattutto divertimento. Era uno dei principali momenti di aggregazione, come tutt’ora, sebbene una parte della crescita sia stata cambiata dall’avvento della tecnologia. “Ci divertivamo ed era la cosa principale. Finita la mia carriera da atleta ho iniziato quella da allenatore con grandi soddisfazioni. Abbiamo fondato la società Associazione Basket Serapo ’85 con Angelo Ciccone, Salvatore Vagnati, Luigi Sinescalco e Raffaele Di Cecca, avevo 28 anni. È arrivata in serie B. Abbiamo portato la pallacanestro nei quartieri periferici della città come Monte Tortona, Calegna, la Piaja, soprattutto nelle scuole. Gaeta era conosciuta a quei tempi solo per il basket femminile, molto in voga negli anni ’70-’80 perché arrivata in Serie A con tantissimi talenti. Oggi i soci fondatori ed io abbiamo lasciato che avvenisse il ricambio generazionale”.
Ma Gigi Ridolfi non è solo sport. È molto di più. Diplomato all’Istituto Tecnico Nautico ha scelto di non navigare. A soli 22 anni ha vinto un concorso per lavorare al Grafico militare di Gaeta, uno stabilimento del Ministero della Difesa, nel quale negli anni ha ricoperto vari ruoli. Fino al 2020, in cui con la quota 100 ha deciso di ritirarsi e dedicarsi completamente alle attività istituzionali. Quarant’anni che Gigi definisce “splendidi”.
“Non avendo figli posso parlare solo da marito, sebbene i bambini mi piacciono e mi diverto con pronipoti e nipoti acquisiti. Conosco mia moglie da più di 40 anni, abbiamo un legame profondo e comunione di intenti. Ci completiamo a vicenda, anche come carattere, riusciamo a compensarci. Ho perso mio padre prematuramente, quando si ammalò la mia famiglia dovette trasferirsi in Italia. Avevo due anni, con un fratello più grande. Mamma si ritrovò catapultata in un mondo diverso dall’Africa, ma il vicinato si strinse intorno a noi anche senza la nostra guida paterna, dopo la sua dipartita. Mia madre è stata brava. E devo dire grazie a mio fratello che a 18 anni è andato a navigare e ci ha sostenuto e aiutato”.
Una vita dedicata a questa città, che ha portato soddisfazioni e amore. Di cosa ha bisogno oggi Gaeta? “In quest’ultimo decennio Gaeta ha vissuto un cambiamento radicale. Prima se ne sentiva parlare per la storia, la costa, la cultura, per il nome della nutrice di Enea, Caieta. Oggi viene apprezzata per tante altre ragioni: bellezze riscoperte, cambio di mentalità, turismo destagionalizzato, eventi, giovani. Ritengo che per paesaggio, clima e morfologia del territorio sia un gioiellino che vada incentivato e preservato”.
Prima di salutarci in questo incontro che ci ha trasmesso tanto, ancora un pensiero.
“Mi auguro che chiunque subentrerà al sindaco uscente riesca a proseguire questo percorso a suo modo, tenendoci per mano. Gaeta va valorizzata in ogni settore. Per dare spazio ai giovani, avvicinarli alla città, far capire loro che vivono in un contesto unico. Mi renderò sempre disponibile, soprattutto per quei giovani che vorranno comprendere davvero come viene svolta l’attività amministrativa e la politica. Che è e resta un servizio della città. Perché tutti dobbiamo essere al servizio di Gaeta – conclude – e non del singolo cittadino, a prescindere dalle idee politiche”.
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