STORIE

Ucraina, Simone racconta: “Un Paese portato avanti da donne”

Com’è cambiata la vita dopo la guerra in Ucraina? Gli uomini sono andati al fronte e a portare avanti il paese sono rimaste le donne: a raccontarci le loro storie è Simone, giovane giornalista di Itri (LT) che ha avuto modo di recarsi a Leopoli e vivere un’esperienza sul campo

Immagina di stare seduto al bar con i tuoi amici e all’improvviso le sirene iniziano a suonare e una voce metallica ti intima di metterti subito al riparo.

È ciò che ha vissuto Simone Matteis (26 anni, di Itri) lo scorso luglio in Ucraina, dove si trovava per realizzare un reportage sulla guerra.

A Leopoli le statue vengono coperte e messe in sicurezza per proteggerle da eventuali attacchi. La scritta recita “ne godremo la bellezza dopo la vittoria”. (Foto di Simone Matteis, riproduzione riservata©)

Da un anno, infatti, Simone ha deciso di trasferirsi a Torino per inseguire la sua passione e al momento è un giornalista praticante iscritto al Master in giornalismo “Giorgio Bocca”.

A metà aprile un’importante associazione di volontariato torinese ha presentato a noi studenti un progetto di sostegno psicologico e di contrasto alle diverse forme di povertà in alcune aree mirate, tra cui l’Ucraina. Intuivo l’occasione di vivere un’esperienza “sul campo” e non volevo lasciarmela sfuggire – mi spiega com’è nata l’idea di questo viaggio fuori dal comune – la partenza sembrava ormai cosa fatta ma poi un problema burocratico ha interrotto il sogno: essendo l’Ucraina un paese in guerra, l’associazione non avrebbe potuto assumersi la responsabilità di portarci con sé senza un’idonea assicurazione…così ho deciso di partire per Leopoli per conto mio!

Passeggeri del bus che collega Leopoli a Cracovia. (Foto di Simone Matteis, riproduzione riservata©)

Simone non è nuovo a queste esperienze: come mi racconta, dal 2017 in poi ha partecipato a diversi scambi culturali nell’Europa dell’Est, ma questa decisione è sicuramente tra le più azzardate, soprattutto perché l’Ucraina al momento non è un paese come gli altri e superare il confine è complicato se non si ha con sé un interprete: “è a quel punto che ho pensato di coinvolgere Nadia, una mia amica ucraina originaria di Leopoli: sua zia abita lì e non la vedeva da prima della guerra, così le ho chiesto se le andasse di farmi da guida in questo viaggio ai limiti della follia”.

E in effetti è proprio grazie alla zia di Nadia, giornalista radiofonica, che Simone è entrato in contatto con diverse associazioni di volontari che operano a Leopoli: “ho scoperto con grande stupore che in Ucraina chiunque ha una storia da raccontare, e non aspetta altro che farlo.”

Volontarie al centro MedPsy alla stazione di Leopoli. (Foto di Simone Matteis, riproduzione riservata©)

Storie di vita quotidiana, quindi, proprio come quelle che raccontiamo sul Desert Miraje® Magazine: anche noi, infatti, poco dopo lo scoppio della guerra abbiamo avuto l’occasione di intervistare Tetyana, la responsabile della comunità ucraina di Gaeta, che ci ha fatto conoscere la sua realtà associativa

Gli chiedo a questo punto quale sia la storia che gli è rimasta più a cuore e, ascoltandolo, scopro che il fil rouge che le collega tutte è una forte presenza femminile nelle attività del territorio: “la stragrande maggioranza di persone che si vedono in giro sono donne; gli uomini, se ci sono, sono anziani e, in ogni caso, sono davvero pochi. Sembrava di essere finiti in quelle pagine dei libri di scuola in cui c’è scritto che mentre gli uomini sono al fronte, le donne svolgono i lavori tradizionalmente maschili per portare avanti la società. Ecco, era esattamente la stessa scena: donne di tutte le età guidavano i tram nel centro di Leopoli, gestivano i locali pubblici, lavoravano come operatrici sanitarie nei centri di accoglienza.”

Anziana che vende fiori lungo le strade del centro di Leopoli. (Foto di Simone Matteis, riproduzione riservata©)

Secondo l’Eurostat, infatti, l’Ucraina al momento è tra i Paesi d’Europa in cui la porzione femminile della popolazione è più ampia (53,6%). La leva militare è obbligatoria ma soltanto per i maschi e al momento l’esercito ucraino è composto solo al 15,6% di donne, a cui comunque è stato permesso di arruolarsi in posizioni di combattimento dal 2017: fino ad allora non avevano mai avuto ruoli preminenti.  

E così molte restano in patria e contribuiscono a portare avanti il paese. Simone mi racconta la storia di una di loro, volontaria impegnata nella realizzazione di reti mimetiche da spedire ai militari al fronte: “tra le persone intente ad annodare tra loro ritagli di tessuti, tantissime donne: rimango colpito da una in particolare, la più anziana, che con gesti velocissimi passa tra le dita le striscioline verdi e color cachi legandole ad una rapidità che sembra irreale, ancor di più vista la sua età. Sul suo volto si percepisce la fierezza per essersi resa utile per la causa ucraina, mostrando anche alle più giovani i trucchi del mestiere.

Volontaria impegnata a realizzare le reti camouflage nella Biblioteca Civica di Leopoli. (Foto di Simone Matteis, riproduzione riservata©)

“È così dall’inizio della guerra, è un modo per sentirsi utili, e io stesso ho cercato di mettere ciò che sto imparando a fare al servizio della situazione in cui mi trovavo: senza pregiudizi e con tanta umiltà, ho provato ad approcciarmi alle persone e alle loro storie in maniera quanto più oggettiva possibile per riuscire poi a trasmetterla alle persone attraverso una parola o un’immagine”.

Alla fine, si torna sempre lì: la “formula della felicità” è anche questo, entrare in contatto con le storie degli altri in punta di piedi, per poi riuscire ad entrare meglio in contatto con sé stessi.

Irene Centola

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