Quello che le mamme non dicono sull’allattamento, la pillola rossa e la pillola bianca (II parte)
Seconda e ultima parte dell’articolo sulla mia esperienza con l’allattamento della rubrica Quello che le mamme non dicono. Che la mia testimonianza, tra lacrime e gioia, possa dare forza a tutte le mamme che la leggeranno
Non capivamo perché. Allattavo al seno da qualche settimana e Gabriel stava male. (leggi la prima parte dell’articolo). Dopo notti insonni e pianti isterici anche per 10 ore di fila, mille visite, siamo arrivati dal pediatra che mi ha salvato da piccola. In un pomeriggio di gennaio, nel freddo napoletano, mi ha detto “Signò, vostro figlio c’ha il colon irritabile come voi, è intollerante alle proteine del latte”. Io scioccata.
Ma che vi credete, ragazze, mi sono fidata? Anche no. Ho tolto il seno a Gabriel e ho usato di nuovo la tiralatte. Di nuovo il tempo diviso a metà perché ogni volta che tuo figlio ha fame il seno ti fa male e devi assolutamente tirare via il latte se vuoi evitare la mastite, un’infiammazione batterica del seno molto grave.
Una notte orribile, dopo aver urlato tutto il giorno, ancora, anche senza il mio latte, lo abbiamo portato in ospedale. Ho pregato. Sono uscita come un fulmine e tornata a casa piangendo ho detto ad Ale: “Basta, io lo attacco al seno. Gabriel vuole solo questo”. Ed è stato vero, ragazze, è stata l’unica notte tranquilla trascorsa con mio figlio in un mese e mezzo di vita. Quello voleva il mio piccolo, sentirsi al sicuro tra le mie braccia attaccato al mio seno.
Purtroppo non posso nascondervi che nei giorni seguenti Gabriel tornò a peggiorare. Piangeva mentre succhiava, si contorceva dal dolore. Uno strazio vederlo, vi giuro, piango anche in questo momento a ricordarlo. Aveva ragione il mio pediatra.
È stato bello confrontarmi con voi nella mia community Instagram. In tante mi avete detto che anche i vostri figli sono intolleranti e questo mi ha dato la forza di accettarlo. Alcune di voi mi hanno confidato di aver insistito ad allattare al seno nonostante le coliche esagerate del piccolo, decine di kg persi, le poche forze per mesi e alla fine di essersene pentite. Vi ringrazio, avete risparmiato altro dolore a Gabriel e a me nel dirmelo.
Mi credete se vi dico che, nonostante la pillola bianca, ovvero il farmaco che fa andare via il latte, a me ancora non andava via? Non capivo perché. Avevo anche indossato le bende intorno al busto fino a non respirare. Poi è successo. Mi avete fatto capire che potevo prendermi cura di Gabriel anche senza il latte materno. L’ho accettato. Ed è andato via.
Gli abbiamo comprato latte senza proteine del latte. Un botto di soldi spesi, diversi tipi di latte da fargli provare. Uno troppo pesante, con uno cresceva poco, con un altro vomitava. Ora, a due mesi di vita, spero che siamo alla meta, con un latte ipoallergenico.
Certo Gabriel è ancora sotto osservazione. Ha un comportamento spesso disturbato, dorme poco e continueremo a fare indagini, se necessario.
È stato meraviglioso vedere Gabriel attaccato al mio seno, ma è stato ancora più bello vederlo aprire gli occhi dopo la poppata e sorridermi per la prima volta perché finalmente la pancia non gli faceva male.
I dati raccolti dall’Istituto superiore di sanità, relativi a 36.825 bambini e bambine, mostrano che nel 2020 l’allattamento esclusivo è stato praticato dal 57% delle donne a tre mesi dal parto e dal 47% a cinque mesi. Secondo una ricerca della Società italiana di neonatologia (link), nei primi giorni di vita il 90% delle donne italiane comincia ad allattare al seno il neonato. Alla dimissione dall’ospedale la percentuale scende al 77% per poi crollare al 31% a 4 mesi e solo il 10% continua ad allattare oltre i 6 mesi di vita.
È assurdo pensare che siamo mammiferi e stiamo smettendo di produrre latte. È assurdo pensare che siamo mammiferi e i nostri figli sono intolleranti al nostro latte. Ché per caso ci stiamo evolvendo e andiamo verso una nuova era di esseri umani?
Non dimenticherò mai quei momenti, questo ho capito e questo voglio dirvi: vi prego, se potete provate ad allattare. Non vi arrendete subito, provate e riprovate. All’inizio è dura, deve attaccarsi di continuo perché il vostro seno produca abbastanza latte per soddisfarlo.
Io ci ho messo qualche settimana prima di riuscire e di capirne il miracolo. Voglio dirvi però che siete libere in ogni caso di scegliere quello che volete. Se non volete allattare, se non ve la sentite, se non vi fa stare bene non lo fate e non sentitevi in colpa per questo. Vostro figlio starà bene solo se state bene voi e crescerà benissimo anche con il latte artificiale.
Permettetemi di dirvi anche questo: se non avete abbastanza latte, e sempre più donne lo sostengono, e desiderate allattare, vi prego non piangete. Perché io ho scoperto un’altra cosa meravigliosa: nutrire Gabriel con il biberon ci permette di guardarci negli occhi.
In ogni caso non ascoltate quelle cornacchie sessiste, lasciatele soffocare nei pregiudizi che le hanno incatenate per tutta la vita a un modello inesistente. Siate libere, siate felici.
La verità è che sarete sempre delle mamme stupende, perché non esiste mamma che ama il figlio più di quella che sa amare anche se stessa.
Vi voglio bene.
Miraja