Nove ragazz* e un sogno plastic-free: ripulire le spiagge con la Clean Up Gaeta-Formia
Il movimento libero giovanile del Sud Pontino nasce con lo scopo di sensibilizzare le persone a ripulire, rispettare e soprattutto a non sporcare. Perché le piccole azioni del quotidiano fanno la differenza (e la differenziata)
La realizzazione di questo reportage ha richiesto 3 settimane di lavoro. Relative foto e video sul giornale e sui canali social di Desert Miraje™ sono di Flavia Fiengo©
Basta guardare, basta aspettare, basta inorridire davanti alle tartarughe soffocate dalla plastica. Basta vedere il mondo autodistruggersi ogni giorno e non fare nulla, perché qualcosa si può fare. Ne sono sicuri i fondatori di Clean Up Gaeta-Formia, un movimento libero giovanile che organizza raccolte rifiuti in spiaggia con lo scopo di sensibilizzare le persone a ripulire, rispettare e soprattutto a non sporcare. Una biologa, una fotografa, un cuoco, un libero professionista, un viaggiatore, uno studente, un operaio e 2 attivisti, loro sono Aprea Federica, Casciello Luca, De Pasquale Luca, Di Florio Stefano, Di Schino Gianluca, Fiengo Flavia, Palmieri Edoardo, Palumbo Antea e Romanelli Gennaro. Nove ragazz* della provincia di Latina che sognano un mondo plastic-free e che stanno dando il proprio contributo per realizzarlo. Come? Partendo dalla spiaggia che li ha visti crescere e sognare.
“Come fratelli e sorelle che lottano per un obiettivo comune, Clean Up Gaeta-Formia nasce dalla voglia in ognuno di noi di agire in maniera concreta – spiegano in cerchio davanti a un caffè, chi ad accogliermi, chi appena arrivato dal lavoro, tutt* col sorriso – raccogliere rifiuti è importante perché ci permette di vedere la realtà nuda e cruda e toccare con mano ciò che abbiamo fatto. Se è vero che abbiamo ereditato un mondo sporco da genitori e nonni è anche vero che, si è capito, spetta a noi ripulirlo. E salvarlo”.
“Alla prima raccolta ufficiale, il 6 marzo 2021, eravamo in 60 – raccontano con entusiasmo, gli occhi brillano – nonostante la pioggia siamo scesi sulla spiaggia della piana di S. Agostino, a Gaeta. Alcuni di noi avevano portato anche la musica. In 2 ore e mezza abbiamo raccolto dieci quintali di rifiuti. Una tonnellata di plastica, ruote, vetro, rifiuti chimici, carretti, plastica, plastica e ancora plastica. Non è stato semplice psicologicamente, ma oltre i rifiuti abbiamo trovato anche qualcos’altro: sorrisi, collaborazione, voglia di fare e darsi da fare. Desiderio di cambiare le cose, interazione sociale e progresso. Vorremmo tanto che questo approccio diventasse un vero e proprio stile di vita consapevole”.
Tutto è cominciato con un viaggio. “Ero in Tailandia, disteso al sole sulla spiaggia – racconta Stefano Di Florio, 28 anni di Gaeta – avevo appena spento una sigaretta nella sabbia. Un amico del luogo, più grande di me, in silenzio si è alzato e si è messo a raccogliere i rifiuti. Lì in mezzo c’era anche la mia cicca. Mi sono sentito malissimo, in quel momento qualcosa è cambiato in me. Quando sono tornato in Italia confesso che ero scettico nel portare questa ideologia. Fortunatamente, mi sbagliavo. Il 13 dicembre 2020 ho postato su Instagram una foto di alcuni di noi che raccoglievano rifiuti in spiaggia. Mi hanno risposto in 30”.
Da allora il gruppo è sempre più folto, perché le adesioni spontanee aumentano di giorno in giorno. Uno, 30, poi 60, domani chissà. In 3 raccolte durante la pandemia sono emersi 20 quintali di rifiuti in 8 ore. Ben 2 tonnellate. E, se da un lato forse i meno giovani in questo momento staranno facendo mea culpa, dall’altro il bello di questi ragazz* dà dell’incredibile. Invece di fare polemica diffondono grinta. Invece di seminare discordia piantano amore. Per il presente e il futuro, senza guardarsi indietro.
“Le persone buone ci sono, non sono poche e non hanno età. Solo che si sentono sole, hanno bisogno di essere comprese, a volte ispirate. Noi speriamo che con la nostra iniziativa abbia ispirato qualcuno. Per quanto sia importante, raccogliere rifiuti è solo una piccola parte dell’impegno – continuano – la plastica sulle spiagge non ci dovrebbe proprio arrivare. Ecco perché sono soprattutto le azioni del quotidiano a fare la differenza. In che modo? Per esempio evitando di buttare sigarette e spazzatura a terra, o di comprare prodotti in plastica monouso. Cerchiamo il più possibile di riutilizzare ogni cosa. Quella mattina del 6 marzo in spiaggia abbiamo trovato tantissime scarpe rotte. Siamo rimasti sconvolti dalla presenza di lattine di Fanta e Coca-cola talmente vecchie da essere ancora prezzate in lire”.
I pilastri del movimento sono tre: giocare, ricercare e scoprire. Tre, numero perfetto, come spiaggia, mare e ambiente. Oltre critiche e stereotipi, quest* ragazz* stanno facendo la differenza (e la differenziata). Sapete, sono gli stessi giovani che in molti criticano alla TV o sui giornali, nelle case o nei bar: ragazz* con un’età tra i 18 e i 34 anni, che chiamano Millennials, Generazione Z e Alfa, quando in realtà esiste una sola generazione (umana). Gli stessi che passano le giornate davanti alla Play o sui social (a creare, socializzare, lavorare, studiare, oltre che giocare). A quanto pare fanno anche altro. Cosa? Provare a salvare il mondo, per esempio.
“L’auspicio è creare una reazione a catena non solo nel nostro Golfo, ma anche altrove. Siamo stati piacevolmente sorpresi nel vedere che si sono uniti a noi anche ragazzi provenienti da paesi limitrofi. È importante perché ci fa capire che possiamo unire le forze, indipendentemente dalla città in cui viviamo. Per quanto possiamo renderci portavoce in realtà il problema è di tutti e la missione è comune”.
Siamo cresciuti con la paura dell’Apocalisse, delle fiamme dell’inferno e della fine del mondo. Ma non ci sta ammazzando né l’Apocalisse né le fiamme, né l’inferno. Ci stiamo autodistruggendo e tutte le armi sono state inventate da noi. Una di queste è la plastica. Spuntata nelle sue prime forme durante la seconda metà dell’Ottocento, ha avuto il suo exploit nel secolo scorso come materiale miracoloso, resistente, duraturo ed economico. Troppo duraturo. Vi starete chiedendo: possibile che in 100 anni si possa mettere a rischio un pianeta di 4,5 miliardi di anni? Sì purtroppo, forse anche meno. Basterebbero pochi secondi e qualche bomba a idrogeno per distruggere la Terra. (per sapere di più sulla storia della plastica clicca qui) O qualche pezzo di plastica in più. Qualche pezzo in più a quelli che galleggiano nell’Oceano Pacifico tra la California e le Hawaii con il nome di Pacific Trash Vortex, un’isola di plastica grande 3 volte la Francia. (clicca qui per vedere le immagini)
“Per me il mare è cuore, anima” dice Flavia, “per me è vita, il 50% dell’ossigeno che respiriamo. Il Mediterraneo è tra i mari più inquinati al mondo, puoi trovare una bottiglia che viene dall’Asia, non si può fare un discorso di etnia. Il mare riguarda tutt*” dice Federica, “perché il mare è radici”, aggiunge Stefano, “l’unica cosa che mi manca davvero quando non sono a casa” ammette Edoardo. “Speriamo che il nostro messaggio arrivi in particolar modo ai ragazz* più giovani di noi – continuano in gruppo, tra un sorriso e una ruga di tristezza – perché è a loro che affideremo, purtroppo, gli anni più critici dell’emergenza climatica in atto. Il pianeta ci manda segnali costanti della sua sofferenza: catastrofi naturali, temperature anomale, incendi, innalzamento dei mari, perdita di biodiversità, virus e tanto altro. Non possiamo più pretendere che tutto questo non sia vero e fingere che vada tutto bene. Il cambiamento climatico è una realtà concreta e dobbiamo cercare di fare il possibile, finché siamo ancora in tempo”.
Intanto, voi che state leggendo, vi starete chiedendo: ma perché i rifiuti raccolti dalla Clean Up erano lì?
“Il mare non ci restituisce solo tronchi di legno, ma tutto ciò che noi gli diamo impropriamente – spiega Raffaele Matarazzo, assessore con delega Raccolta dei rifiuti e ottimizzazione dei servizi della raccolta differenziata del Comune di Gaeta – nell’ultimo anno ci sono state molte mareggiate sul nostro litorale e per quanto la ditta appaltatrice (Del Prete S.r.l., ndr) sia impegnata periodicamente a rimuoverne i rifiuti, non basta a trovarlo pulito ogni giorno dell’anno. Tutte le iniziative di tutti i giovani del nostro territorio vengono accolte favorevolmente e le facciamo nostre, perché fanno vedere la parte buona della gioventù. Si parla spesso delle cose cattive relative ai giovani, noi invece cerchiamo di valorizzare quanto di buono viene fatto. E lo dico da ex insegnante che ai suoi ragazz* per una vita ha insegnato matematica e scienze, soprattutto educazione ambientale”.
Secondo il capitolato d’appalto, con il quale è stata assegnata la gestione dei rifiuti alla ditta Del Prete di Gaeta, la spiaggia libera deve essere ripulita tutto l’anno: da ottobre a maggio con cadenza mensile e nei periodi estivi quotidianamente, oltre agli interventi di pulizia straordinaria. (di seguito scarica il capitolato. In due settimane di ricerche, la redazione del Desert Miraje™ Magazine è riuscita a reperire quello del 2014; resta disponibile a integrare documentazione aggiornata in qualsiasi momento, ndr).
“Cerchiamo sempre di dare tutto il supporto alle attività in difesa dell’ambiente, perché ci rendono felici e ci aiutano a mantenere pulita la città – spiega Achille Sangiovanni, responsabile della ditta Del Prete – purtroppo sulle spiagge arriva di tutto e di più e quest’anno in un solo mese ci sono state più di 10 mareggiate. Se posso dare un consiglio ai cittadini: fate la differenziata, non abbandonate i rifiuti, conferiteli all’isola ecologica e rispettate il calendario di raccolta”.
Tra una raccolta e l’altra sulla pagina Instagram della Clean Up Gaeta Formia è arrivato il contatto della scuola media Mattej di Formia. Così in una giornata di primavera 40 studenti e studentesse sono scesi in spiaggia con il gruppo, a fare educazione ambientale e a raccogliere in 3 ore 3 quintali di immondizia. (visita anche la pagina Facebook del movimento)
“I rifiuti smaltiti con la mareggiata di dicembre 2020 sono stati 84.040 con Codice Europeo dei Rifiuti 200303 – spiega Claudio Sperduti, responsabile tecnico della Formia Rifiuti Zero, la società pubblica gestita dal Comune di Formia che presta servizio di raccolta anche a Ventotene – meno male che ci sono giovani come quelli della Clean Up, che dimostrano un’attenzione all’ambiente notevole, proprio mentre stiamo deturpando il nostro futuro. Ragazz*, fate bene a dire ogni giorno a noi più adulti che siamo degli zozzoni. Le generazioni che vi hanno preceduto non si sono comportate bene e voi ora ne state pagando le conseguenze”. “Purtroppo – aggiunge con una punta di amarezza, rivolgendosi alla cittadinanza tutta – non risolviamo il problema con una campagna o una domenica ecologica. Bisogna risvegliare il senso civico e ci vuole tempo per questo”. (di seguito scarica la delibera affidamento spiagge della Formia Rifiuti Zero)
Di certo questo territorio non è un’isola felice, né l’isola che non c’è. Ma si può migliorare ogni giorno, ognuno con il proprio piccolo grande contributo. Oltre l’isola di plastica al centro dell’oceano, c’è un’isola nelle periferie delle nostre città. Si chiama “isola ecologica” e ha personale, orari e giorni disponibili per differenziare i rifiuti invece di abbandonarli in giro. Ché tanto in questo mondo non si butta niente, si sposta solo più in là. Per quanto riguarda i ragazz* della Clean Up, ed io, non vogliamo spostare nulla, perché ci stanno a cuore gli altri, gli animali, l’ambiente, la nostra casa. E, considerando che la vita è un cerchio e che tutto torna, mi sto a cuore anch’io. E voi?
Miraja
giornalista del ventre
“Storie che arrivano alla pancia delle persone”
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