Cristina Caneschi, “ho visto la morte con gli occhi ma avevo ancora qualcosa da fare sulla Terra”
La storia di Cristina, 31enne di Gaeta che ha visto cambiare la sua vita in poche ore con una emorragia cerebrale. Viva per miracolo, racconta la sua esperienza al Desert Miraje® Magazine. Un’esperienza anche ultraterrena
Immagina che una sera ti vesti bene, ti fai i capelli ed esci. All’improvviso hai un giramento di testa, vai in ospedale per un controllo, poi il vuoto. Ti risvegli al Gemelli di Roma intubata, con i capelli rasati a zero e un buco in testa.
Questo è quello che è successo a Cristina Caneschi, oggi 31 anni e di Gaeta, nella provincia di Latina. Una ragazza bella come il sole, che studiava matematica e dava ripetizioni, amante della vita e delle foto. Una ragazza che da un momento all’altro ha letteralmente visto la morte con gli occhi.
“Quella sera in cui è successo ero uscita con le mie amiche – racconta Cristina davanti a un cappuccino – prima di dormire ho avuto un mancamento. Non riuscivo a parlare bene, non riuscivo a fare bene le cose. Ero fuori casa, ho sentito mia madre e mi ha portato in ospedale. Non ci volevo neanche andare. Ma sono stata fortunata, ho perso conoscenza prima di entrare nella tac”.

“Era il 10 luglio 2023, io ero con il resto della famiglia nella sala d’attesa, perché non mi facevano entrare – continua mamma Carolina, mentre parla provo un misto di ammirazione e commozione – a un certo punto ho cominciato a capire che qualcosa non stesse andando bene. Il medico è uscito e mi ha detto che Cristina aveva avuto una emorragia cerebrale, l’avrebbero portata a Latina in eliambulanza.
“A Latina ci hanno detto che sarebbe stato tutto inutile, che non c’era più niente da fare. Non ci siamo arresi, l’eliambulanza l’ha portata a Roma. L’hanno operata d’urgenza, l’intervento è durato 10 ore. Il medico ci disse ‘cerchiamo di salvarle la vita, ma non sappiamo come si sveglierà. Mia figlia è stata miracolata”.
Si fa fatica a recepire tutte queste informazioni in un’intervista. Possiamo solo immaginare quanto possa essere surreale viverlo di persona, in un solo giorno.

Cristina è sempre stata una ragazza piena di vita. Le amiche, la moda, mamma Carolina sempre con lei, anche a fare shopping ore e ore davanti allo specchio. Una ragazza con l’amore per la famiglia, la sua tata Aurora, le serate a ballare con le amiche di sempre. Una storia che ci ha ricordato quella di Mao, un altro ragazzo di Gaeta che in seguito a un incidente è rimasto tetraplegico (clicca qui e leggi la sua storia) .
Quanto può essere traumatico veder cambiare tutto questo in un attimo?
“Non parlavo. Il giorno dopo avevo già aperto gli occhi, ma non potevo fare niente – racconta Cristina – Ricordavo tutto e non potevo parlare. Avevo paralizzati braccio e gamba destra. In pratica mi avevano tolto una parte della calotta cranica, avevo un buco in testa. Hanno aspettato che guarisse l’ematoma e me lo hanno rimessa”.
Si commuove per un attimo, fa un sorso d’acqua. Poi sorride. “Il secondo giorno però già mi ero mossa”. Sei sempre stata una peperina, aggiungo, tra i sorrisi e l’assenso di mamma Carolina e tata Aurora. Sette giorni in terapia intensiva, il trasferimento alla Fondazione Santa Lucia, poi un altro intervento. “Era una cosa congenita che però non si era mai manifestata prima, si chiama MAV”.
Le MAV, ovvero Malformazioni Artero-Venose, sono delle anomalie vascolari caratterizzate da una comunicazione diretta, patologica, tra arterie e vene. Sono delle patologie congenite che si realizzano in forma embrionale e possono manifestarsi all’improvviso, soprattutto in età giovanile, come è successo a Cristina. Tra i sintomi emorragie cerebrali, crisi epilettiche, disturbi neurologici focali. Con una malformazione artero-venose (MAV) il rischio di emorragia cerebrale è circa del 2-4% l’anno.

Ma quello che ha vissuto Cristina non si è fermato qui. “Mentre mi operavano io vedevo tutto dall’alto, come se stessi osservando il film della mia vita. Era tutto bianco, vedevo tutti, i medici, la mia famiglia, ma non riuscivo a salutarli. Vivevo una sensazione bellissima, ero dall’altra parte. Io stavo morendo.
“C’erano delle presenze, che mi dicevano cosa fare. Stavano decidendo per me. Mi hanno detto che dovevo tornare, che dovevo fare ancora qualcosa, che non era ancora il mio momento. E io a quel punto ho detto seccata ‘ok aspetto qua’ con le braccia conserte, perché stavo veramente bene lì. Sono tornata con un respiro profondo, come se l’anima fosse scesa di nuovo nel corpo”.
Noi di Desert Miraje® crediamo alle parole di Cristina. Ogni anno guidiamo centinaia di donne in percorsi di risveglio, di consapevolezza del proprio potere e del raggiungimento del proprio scopo-missione (clicca qui e scopri di più). E Cristina ha avuto proprio un risveglio fisico e spirituale.
Oggi ha fede, è tornata una persona nuova. Ha iniziato a sognare, vede cose oltre la materia. Ora ha la capacità di vedere nel cuore, la felicità e la sofferenza delle persone. “Non ero così, prima. Non credevo in niente, non empatizzavo così con le persone. Non mi rendevo conto di ciò che avevo e delle cose che davvero contano. Tante persone che dicevano di volermi bene sono sparite. Altre invece che non avevo mai considerato si sono dimostrate meravigliose”.

Certo, la ripresa non è una passeggiata, ma Cristina ha la corazza per fare qualsiasi cosa. È quella persona che passa dal piangere al ridere in un attimo, quando si parla delle sue passioni. “Voglio viaggiare, voglio andare in Francia e fare tante foto. Foto belle però”. Conclude, mentre fa la linguaccia ad Aurora.
Miraja
